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| «Parlato Daenerys» «Parlato altrui» "Pensato" Daenerys si guardò intorno. Aberon era una città stupenda, era innegabile, ma non poteva fare a meno di sentirsi a disagio di fronte a quelle costruzioni enormi che parevano quasi caderle addosso. Sua madre, Rekla, le aveva detto diverse volte che avventurarsi da sola nella grande città poteva essere controproducente e avrebbe fatto meglio a portare con sé Jhogo e Qoto, due ottimi combattenti, ma non ne aveva voluto sapere: sarebbe stata abbastanza nel centro dell’attenzione da sola senza i due guerrieri armati fino ai denti. Cavalcava la sua puledra, Pioggia, e doveva tenerla al passo dato che era nel bel mezzo della strada principale della città e molta gente le camminava affianco. Sapeva che tutti stavano guardando la strana ragazza dai capelli biondissimi, vestita con quelli che per loro erano stracci o poco più, in sella a una cavalla completamente bianca che trasportava due bisacce e un lungo bastone riccamente decorato. Aveva paura di perdere il suo bastone, doveva ammetterlo almeno con sé stessa: se l’avesse perso, si fosse rotto o glielo avessero rubato, non sarebbe mai stata in grado di tornare a casa senza quello. Era impaziente: tutti quegli sguardi non le piacevano e voleva sbrigarsi a trovare un posto in cui lasciare Pioggia e la maggior parte dei suoi averi, in modo da potersi muovere più liberamente per la città e trovare più facilmente gli oggetti di cui necessitava. Immediatamente, il suo pensiero tornò al sogno. Era sdraiata sotto le stelle, nel centro dell’accampamento della tribù; le piaceva, le dava un senso di rilassamento inimmaginabile. Non c’era nessuno intorno a lei, ma non le dispiaceva: quando provava a osservare il cielo, aveva sempre molte persone intorno che le chiedevano di interpretare per loro i movimenti stellari, in modo da sapere quale comportamento seguire. Era un particolare del suo ruolo che sopportava molto poco, dato che riteneva che una persona per vivere davvero dovesse fare le sue scelte in piena autonomia, senza influenze esterne. In pochi apprezzavano questa sua mentalità, ma non intendeva cambiare. Improvvisamente, la coda della costellazione del Drago si illuminò e lei poté osservare il passaggio di una splendida cometa blu, che rimase a lungo splendente nel cielo. Avvertiva qualcosa di diverso nell’aria. Quando si era risvegliata, continuava a provare quella sensazione; inizialmente aveva pensato che fosse un rimasuglio del sogno, ma dopo circa un’ora aveva dovuto ricredersi: qualcosa era davvero cambiato in Alagaësia. Aveva assunto la posizione di meditazione insegnatala dalla sua maestra subito dopo aver raggiunto lo spiazzo fuori dall’accampamento e si era messa in connessione con la natura; aveva avvertito in questo modo il cambiamento nell’ordine del mondo e aveva continuato a meditare cercando di comprendere in cosa consistesse, ma non ci era riuscita. La mattina dopo era andata da Fadawar e gli aveva chiesto, dopo averlo trascinato da parte, se i Varden si trovassero ancora sul Farthen Dûr; lui l’aveva osservata con sospetto ma aveva confermato. Subito dopo pranzo era partita. “Ho fatto un lungo viaggio” pensò, osservando una vecchia signora sgridare un bambino che le era passato davanti facendo agitare Pioggia. “Da Roccascissa fino a qui e ancora non ho terminato”. «Signora, non si deve preoccupare: Pioggia è una puledra molto mansueta e non si sarebbe mai imbizzarrita dato che è abituata ad avere bambini che le girano intorno» disse alla vecchia in un momento di pausa. «A suo nipote non sarebbe successo nulla. Ora, sarebbe così gentile da indicarmi una locanda dove lasciare le mie cose e passare la notte?» chiese con un sorriso. La vecchia, inizialmente disgustata dal suo vestiario e la sua sporcizia, le sorrise di rimando, mettendo in mostra i pochi denti: «Potresti provare al Fiore Rosso: lì c’è sempre posto dato che non è sulla strada principale, bensì in periferia. Se sai difenderti, è il posto perfetto nonché molto discreto» le rispose la donna strascicando le parole. Dopo essersi fatta dire come raggiungere la locanda e dopo aver ringraziato e salutato, spronò al passo Pioggia; circa un quarto d’ora dopo era davanti alla porta della locanda. «Buongiorno! Vuole affidarmi il suo cavallo?» le chiese un ragazzone vedendola avvicinarsi. «Sì, grazie!» gli rispose con un sorriso. «Un attimo solo che scarico un paio di cose, d’accordo?». Smontò dalla sella e subito si avvicinò alle armi e al bastone; legò la daga in vita, il pugnale lo infilò nello stivale e si coprì con un mantello per evitare di dare troppo nell’occhio, anche se sapeva che sarebbe stata notata dato che portava l’enorme bastone con sé. Lanciò una moneta di rame al giovane dicendogli che doveva trattare bene la sua Pioggia e entrò nella locanda dopo un profondo sospiro. L’interno non era così male: in pietra e legno, varie torce erano accese in punti strategici della stanza in modo da illuminarla completamente; tavoli rotondi e quadrati facevano la loro bella figura assieme alle sedie all’interno dell’ampio salone su cui erano affacciate due rampe di scale – una chiusa da una corda di traverso – e diverse porte che probabilmente portavano a salottini privati. Non era molto pieno, ma le persone che sedevano ai tavoli e al bancone le incutevano una certa agitazione: doveva stare attenta a come muoversi. «Mi scusi, oste, ci sarebbe una camera libera?» chiese. «Ho lasciato la mia cavalla nella stalla e vorrei un pasto caldo e un posto dove passare la notte prima di rimettermi in cammino». «Ci sono diverse camere libere» le rispose l’uomo squadrandola. «Penso che a te andrebbe bene questa qui» le disse passandole una chiave presa da sotto il bancone. «Grazie! Potrebbe portare al tavolo una minestra?» chiese e, al cenno del capo dell’uomo, si diresse verso un tavolo all’angolo della sala. Appoggiò il bastone contro il muro stando bene attenta che non cadesse e poi si sedette togliendosi il mantello perché forse mostrare le armi, forse, le avrebbe evitato guai anche se sapeva bene che una donna con le armi, da quelle parti, era strana se non sospetta: Aberon non era in guerra. “O almeno non ancora” pensò amara, sapendo come andavano le cose nel resto dell’Impero. A volte, fare parte di una tribù nomade era utile: nessuno ti vedeva davvero.
Troppo lungo? ^^" Mi sa che mi sono fatta prendere la mano! Scusate, è che io letteralmente amo Daenerys! *__*
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